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Il testo della favola della favola dei bambini della Scuola elementare di Dolceacqua
Baigorix e la perfida Maima

BAIGORIX E LA PERFIDA MAIMA

 

 

 

Tanto e tanto tempo fa, in un castello su un altissimo sperone di roccia, viveva la Maima, feroce regina delle streghe.

Se ne stava tutta sola a dominare la Val Roia e la Val Casterino nella sua dimora a 1525 metri d’altezza studiando incantesimi e malefici.

Ma, si sa, creare sortilegi da soli è noioso e difficile, così Maima un giorno in cui era più inquieta del solito saltò in groppa a Phoenix, l’uccello di fuoco, e si lanciò a cercare Laieula, il Tempo.

In men che non si dica la crudele Regina si trovò a volteggiare in ampi cerchi sopra la Valle Arroscia e, dall’alto avvistò finalmente Laieula che sentendola arrivare uscì dalla tana segreta del Vespusurdu.

Preceduta dalla Seghittura, sua svolazzante civetta,  Maima smontò dalla sua cavalcatura e si rivolse al Tempo:

“Buongiorno Laieula, è da un po’ che ti cercavo, ho pensato ad un piano per dominare il mondo, che ne dici?”

“Volentieri mia cara- rispose quello- fermeremo quel presuntuoso di un Baigorix e anche questi spregevoli contadini: ho già in mente l’incantesimo giusto!”

Detto questo il Tempo si ritirò nella tana umida e buia del suo fedele aiutante mettendosi a borbottare formule magiche.

Di lì a poco lo raggiunse la Strega che gli domandò: ”Adesso puoi dirmi cosa bolle nella tua perfida testolina?”

“Semplicissimo: faremo invecchiare molto velocemente il re del Monte Bego, così quei citrulli dei contadini non sapranno più a chi rivolgersi”

“Ben detto! Se mi offri quello squisito latte di pipistrello con due biscottini di ragno parteciperò con piacere anch’io”.

Mentre i due loschi figuri elaboravano il loro piano malvagio, qualcun altro li spiava: era l’Ubagu, L’Ombroso, amico di Baigorix e dei valligiani. Anche se il Torrente Arroscia chiacchierava, cantava e faceva compiere capriole alle sue acque, l’Ubagu riuscì ugualmente ad ascoltare i discorsi dei due perché la candida Pietra Abregu che portava sempre al collo si illuminò.

Infatti la mitica pietra possedeva molti poteri tra cui quello di permettere a chi la indossava di sentire le parole e i suoni anche a un miglio di distanza.

Nel frattempo però Maima e Laieula avevano già lanciato i loro incantesimi, così il re del Monte Bego, Baigorix,  cominciò ad invecchiare ogni minuto che passava e tra i poveri contadini si scatenò una terribile carestia.

Che disgrazia piombò tra le popolazioni che abitavano quelle valli! Un brutto giorno videro arrivare da lontano Pantai, con le vesti stracciate e sudice, il volto talmente magro da risultare scheletrico, la bocca aperta a causa della fame: era giunta la Miseria in carne ed ossa…più che altro ossa!

Tutti ammutolirono perché sapevano perfettamente che dietro di lei sarebbero giunti Vernielli e Vespusurdu: il primo portava con sé gravi epidemie e il secondo avrebbe seminato la mala pianta dell’ira.

I paesi precipitarono subito in un grande caos e in un’enorme miseria; nessuno parlava più con gli altri e al calar della sera tutti si chiudevano terrorizzati con le loro poche cose nei rifugi o nelle stalle.

“Centro! - esclamò l’ignobile stregaccia - il nostro piano è riuscito incredibilmente bene vero? E il bello è che nessuno ha tentato di fermarci”

“Aspetta ad esserne così sicura, ricordati di non dire mai quattro se non ce l’hai nel sacco. Adesso bisogna mantenere assolutamente la calma fino a che non avremo eliminato del tutto Baigorix e la vile plebaglia non sarà sottomessa “

Nel frattempo Phoenix, l’uccello fenice, stava rivelando a Ubagu le terribili angherie a cui era sottoposto dalla Maga; fu quindi assai felice quando l’Ombroso gli propose di essere il suo nuovo cavaliere.

“Non c’è tempo da perdere – disse con voce stridula – spicchiamo subito il volo verso Baigorix, dobbiamo riuscire a fermare l’incantesimo prima che il nostro amato re muoia e la crudelissima regina delle Streghe prenda il suo posto, sarebbe una tragedia senza precedenti! “

Fu così che i due eroi si staccarono dal suolo e in un lampo si trovarono dinanzi alla dimora di sua maestà Baigorix a duemila metri di altezza.

La zona era avvolta dalle nebbie e tutto pareva essersi fermato: non si udivano i soliti fischi delle marmotte, né il cinguettino degli uccellini, perfino il verde dei prati era grigio: evidentemente la malattia del re aveva preso il sopravvento.

Phoenix si rivolse a Ubagu: ” Io non posso entrare a causa delle mie dimensioni - affermò – tu invece devi farlo; io farò la guardia e ne approfitterò per riposare .“

L’ingresso del regno di Baigorix era un immenso pietrone con la serratura a forma di Mago e per entrare era necessario incastrare Abregu nel disegno.

Il lastrone lasciò passare Ubagu richiudendosi immediatamente alle sue spalle.

Ciò che l’Ombroso vide nell’immensa grotta non gli piacque per niente: il grande re giaceva ansimante sul pavimento, aveva la barba lunga quasi due metri, bianca come la neve, gli occhi erano grigi come l’erba fuori della caverna, il viso livido era una ragnatela di rughe.

“ Aiutami, ti prego – mormorò con voce appena percettibile il vecchio – la mia rivale deve aver scatenato un tremendo incantesimo e io, come vedi sto morendo. Devi cercare un rimedio dentro il libro magico, ma bisogna fare in fretta.

Ubagu consultò affannosamente il grosso e polveroso volume alla disperata ricerca di qualcosa che potesse salvare il Re morente.

Ad un certo punto sul suo volto comparve un’espressione di gioia e si mise a tracciare sul terreno intorno a Baigorix una serie di reticoli e di figure corniformi recitando nel contempo formule magiche in una lingua sconosciuta.

Più l’incantesimo procedeva, più il Re ringiovaniva e riprendeva colorito, fino a che fu in grado di mettersi a sedere anche se ancora stordito dagli effetti del maleficio di Maima.

 

“Ti ringrazio dal profondo del cuore,amico mio-disse il Re del Monte Bego non appena fu in grado di parlare-con la tua generosa azione hai salvato me e tutte le creature da una sorte tremenda! Però mi sento ancora un po’ debole e vorrei chiederti di appoggiarmi a te per uscire dalla caverna e andare a controllare che fuori le cose siano tornate  a posto”.

“Certamente, o grande, non dovevi nemmeno chiederlo: ti sosterrò fin dove vorrai!”

Una volta che furono all’aperto videro che l’erba era tornata verde, ancor più di prima, la vita aveva ripreso a scorrere normalmente, un cielo turchese scintillava sopra di loro, finalmente in pace. Immersi in questo bellissimo scenario i due amici si abbracciarono forte e piansero di gioia.

E la perfida Maima?

Beh, quando si accorse che Phoenix non era più dove lo aveva lasciato potete immaginare come andò su tutte le furie: ”Lo sapevo che non dovevo fidarmi di quello stupido uccellaccio -urlò- quando lo ripesco gliela farò pagare cara!!”

“Mi sa che invece non potrai farci proprio più nulla- intervenne Laieula- hai presente l’espressione “ingannare il Tempo”? Ebbene è proprio ciò che è accaduto a noi:  Phoenix ha condotto Ubagu   fin nel Regno di Baigorix e là ha scoperto un incantesimo che ha annullato i nostri. Dobbiamo rassegnarci mia cara, siamo stati sconfitti; e poi, se proprio vuoi che te lo dica non mi piacevi tu le tue manie di grandezza!”.

Così il Tempo piantò in asso la strega, richiamò Vespusurdu nella tana e ne chiuse pesantemente l’ingresso.

La Maima, a causa della rabbia, diventò prima verde poi viola e infine si dissolse in uno sbuffo di fumo...Poff!!

In tutta la Valle Arroscia ci fu una gran festa con balli, musica e ricchi banchetti per giorni e giorni. Scimun a tute fere riprese a suonare le campane e Cibricciu fece un mucchio di scherzi... ma erano burle che non facevano male a nessuno.

 

 

FINE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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