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Cappuccetto Rosso
Tex Avery - Red Hot Riding Hood
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James Thurber: Cappuccetto Rosso
Un lupo aspettava un giorno nel folto della foresta il passaggio d'una fanciulla che doveva portare un cestello di provviste alla nonna.
Finalmente la fanciulla arrivò: portava la cesta dei commestibili.
"Porti quel canestro alla tua nonna?", domandò il lupo.
La fanciulla rispose di sì, che lo portava alla nonna.
Allora il lupo le chiese dove abitava la nonna; la fanciulla glielo disse, e quello scomparve nel bosco.
Quando la fanciulla aprii la porta della capanna vide che qualcuno stava nel letto, qualcuno con un berretto da notte.
Ma non s'era avvicinata più di tre metri al letto e già s'accorgeva che non si trattava della nonna, censì del lupo; giacché un lupo, anche se si mette il berretto da notte, non assomiglia a una nonna più di quanto il leone dei film della Metro Goldwyn assomigli al Presidente della Repubblica.
Allora la fanciulla trasse una pistola automatica dal cestello e freddò il lupo.

MORALE

Darla ad intendere a una fanciulla, 
come si faceva una volta,
non è cosa facile al giorno d'oggi.
Italo Calvino: La finta nonna
 
Caratteristiche delle fiabe popolari

Caratteristiche delle fiabe

Esempio Cappuccetto Rosso

Tempo storico e luogo del racconto non sono definiti

C'era una volta ...

Animali e piante parlano

Lupo

Partecipano esseri magici come giganti, nani, fate, streghe ecc.


Precisa distinzione tra bene e male

Madre e lupo

Nella quotidianità si manifestano eventi sopranaturali

Incontro con il lupo

In una dimensione unica si uniscono realtà e magia

Bosco

Essenzialità del racconto, solo dettagli necessari, assenza di epica


Eroe semplice, debole, mai prepotente o arrogante, si mette in cammino perché deve svolgere da solo un compito o risolvere un problema.

Bambina va dalla nonna attraverso il bosco

Aiuti magici o inaspettati, mezzi con poteri sopranaturali

Cacciatore

Numeri magici determinano il racconto


Uso di frasi ripetitivi.








Illustrazioni di artisti vari
 
 

 
 

 
 

 
 

 
 

 
 

 
 

 
 

 
 

Illustrazioni di Walter Crane
 
 
 
Cappuccetto Rosso di Charles Perrault
C'era una volta in un villaggio una bambina, la più carina che si potesse mai vedere. La sua mamma n'era matta, e la sua nonna anche di pìù. Quella buona donna di sua madre le aveva fatto fare un cappuccetto rosso, il quale le tornava così bene a viso, che la chiamavano dappertutto Cappuccetto Rosso.
Un giorno sua madre, avendo cavate di forno alcune stiacciate, le disse: "Va' un po' a vedere come sta la tua nonna, perché mi hanno detto che era un po' incomodata: e intanto portale questa stiacciata e questo vasetto di burro". Cappuccetto Rosso, senza farselo dire due volte, partì per andare dalla sua nonna, la quale stava in un altro villaggio. E passando per un bosco s'imbatté in quella buona lana del Lupo, il quale avrebbe avuto una gran voglia di mangiarsela; ma poi non ebbe il coraggio di farlo, a motivo di certi taglialegna che erano lì nella foresta. Egli le domandò dove andava. La povera bambina, che non sapeva quanto sia pericoloso fermarsi per dar retta al Lupo, gli disse: "Vo a vedere la mia nonna e a portarle una stiacciata, con questo vasetto di burro, che le manda la mamma mia". "Sta molto lontana di qui?", disse il Lupo. "Oh, altro!", disse Cappuccetto Rosso. "La sta laggiù, passato quel mulino, che si vede di qui, nella prima casa, al principio del villaggio." "Benissimo", disse il Lupo, "voglio venire a vederla anch'io. Io piglierò da questa parte, e tu da quell'altra, e faremo a chi arriva più presto."
Il Lupo si messe a correre per la sua strada, che era una scorciatoia, con quanta forza avea nelle gambe: e la bambina se ne andò per la sua strada, che era la più lunga, baloccandosi a cogliere le nocciuole, a dar dietro alle farfalle, e a fare dei mazzetti con tutti i fiorellini, che incontrava lungo la via. Il Lupo in due salti arrivò a casa della nonna e bussò. "Toc, toc." "Chi è?" "Sono la vostra bambina, son Cappuccetto Rosso", disse il Lupo, contraffacendone la voce, "e vengo a portarvi una stiacciata e un vasetto di burro, che vi manda la mamma mia." La buona nonna, che era a letto perché non si sentiva troppo bene, gli gridò: "Tira la stanghetta, e la porta si aprirà". Il Lupo tirò la stanghetta, e la porta si aprì. Appena dentro, si gettò sulla buona donna e la divorò in men che non si dice, perché erano tre giorni che non s'era sdigiunato. Quindi rinchiuse la porta e andò a mettersi nel letto della nonna, aspettando che arrivasse Cappuccetto Rosso, che, di lì a poco, venne a picchiare alla porta.
"Toc, toc." "Chi è?" Cappuccetto Rosso, che sentì il vocione grosso del Lupo, ebbe dapprincipio un po' di paura; ma credendo che la sua nonna fosse infreddata rispose: "Sono la vostra bambina, son Cappuccetto Rosso, che vengo a portarvi una stiacciata e un vasetto di burro, che vi manda la mamma mia". Il Lupo gridò di dentro, assottigliando un po' la voce: "Tira la stanghetta e la porta si aprirà." Cappuccetto Rosso tirò la stanghetta e la porta si aprì. Il Lupo, vistala entrare, le disse, nascondendosi sotto le coperte: "Posa la stiacciata e il vasetto di burro sulla madia e vieni a letto con me". Cappuccetto Rosso si spogliò ed entrò nel letto, dove ebbe una gran sorpresa nel vedere com'era fatta la sua nonna, quando era tutta spogliata. E cominciò a dire: "O nonna mia, che braccia grandi che avete!". "Gli è per abbracciarti meglio, bambina mia." "O nonna mia, che gambe grandi che avete!" "Gli è per correr meglio, bambina mia." "O nonna mia, che orecchie grandi che avete!" "Gli è per sentirci meglio, bambina mia." "O nonna mia, che occhioni grandi che avete!" "Gli è per vederci meglio, bambina mia." "O nonna mia, che denti grandi che avete!" "Gli è per mangiarti meglio." E nel dir così, quel malanno di Lupo si gettò sul povero Cappuccetto Rosso, e ne fece un boccone.
La storia di Cappuccetto Rosso fa vedere ai giovinetti e alle giovinette, e segnatamente alle giovinette, che non bisogna mai fermarsi a discorrere per la strada con gente che non si conosce: perché dei lupi ce n'è dappertutto e di diverse specie, e i più pericolosi sono appunto quelli che hanno faccia di persone garbate e piene di complimenti e di belle maniere.
Le formelle artistiche di Cappuccetto Rosso in via Lungo Centa ...
... realizzati negli anni cinquanta del secolo scorso dagli artisti di Albisola (SV)

Achille Cabiati
e Rivo Barsotti
La seconda versione della fiabe di Cappuccetto Rosso raccontata dai Fratelli Grimm
Raccontano pure che una volta Cappuccetto Rosso portava di nuovo una focaccia alla vecchia nonna, e un altro lupo le aveva rivolto la parola, cercando di convincerla a deviare dal sentiero.
Ma Cappuccetto Rosso se ne guardò bene, andò dritta per la sua strada e disse alla nonna di aver visto il lupo che l’aveva salutata, guardandola però con occhi feroci: “Se non fossimo stati sulla pubblica via, mi avrebbe mangiata!” -
“Vieni,” disse la nonna, “chiudiamo la porta perché‚ non entri.”
Poco dopo il lupo bussò e disse: “Apri, nonna, sono Cappuccetto Rosso, ti porto la focaccia.”
Ma quelle, zitte, non aprirono; allora il malvagio gironzolò un po’ intorno alla casa e alla fine saltò sul tetto per aspettare che Cappuccetto Rosso, a sera, prendesse la via del ritorno: voleva seguirla di soppiatto per mangiarsela al buio.
Ma la nonna capì le sue intenzioni. Davanti alla casa c’era un grosso trogolo di pietra, ed ella disse alla bambina: “Prendi il secchio, Cappuccetto Rosso; ieri ho cotto le salsicce, porta nel trogolo l’acqua dove han bollito.”
Cappuccetto Rosso portò tanta acqua, finché‚ il grosso trogolo fu ben pieno. Allora il profumo delle salsicce salì alle nari del lupo; egli si mise a fiutare e a sbirciare giù, e alla fine allungò tanto il collo che non pot‚ più trattenersi e incominciò a scivolare: scivolò dal tetto proprio nel grosso trogolo e affogò.
Invece Cappuccetto Rosso tornò a casa tutta allegra e nessuno le fece del male.
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